Sala XIV: Imperatori da Macrino a Giustiniano
Nel periodo che segue i regni di breve durata di Macrino (217-218 d.C.) e di Elagabalo (218-222 d.C.), e dopo l’uccisione in una sollevazione militare di Alessandro Severo (235 d.C), l’Impero è piegato da una grave crisi istituzionale e sociale. L’economia è paralizzata e i confini, da occidente a oriente, sono sottoposti alla sempre crescente pressione delle popolazioni barbariche.
Sotto Gordiano III (238-244 d.C.) si intensifica il reclutamento di soldati barbari, che entrano come federati nell’esercito dell’Impero. Gli imperatori guidano eserciti composti per lo più da barbari mercenari per contrastare gli attacchi di Goti, Vandali, Franchi, Burgundi, Sarmati e Persiani.
Durante il brevissimo regno di Decio (249-251 d.C.) emerge uno dei più importanti conflitti del mondo romano: viene avviata la prima persecuzione sistematica dei Cristiani che fino ad ora non erano stati perseguitati in quanto seguaci di una religione condannata dallo Stato, ma in quanto ritenuti responsabili di vari crimini. Nel 284 d.C., le truppe d’Oriente proclamano imperatore Diocleziano (284-305 d.C.) proveniente dalla Dalmatia, che una volta insediatosi, pone fine all’anarchia e, applicando un piano di riforme, riesce a rimandare di un secolo il tramonto definitivo dell’Impero.
All’indomani dell’abdicazione di Diocleziano e Massimiano (305 d.C.), si scatena ancora una volta la guerra civile. Divenuti Augusti Galerio e Costanzo, i due aspiranti Cesari, Massenzio e Costantino si affrontano in campo aperto.
Nel 312 d.C. presso il ponte Milvio, alle porte di Roma, Costantino sconfigge le truppe di Massenzio. Per poco più di dieci anni l’Impero sarà sotto il controllo di due sovrani: Costantino a Occidente e Licinio a Oriente. Nel 324 d.C. Costantino affronta e sconfigge anche Licinio, riconducendo l’Impero all’unità. Costantino pone fine alle persecuzioni contro i Cristiani, e il trasferimento della capitale lontano da Roma −pagana e ormai non più centro del potere− a Costantinopoli (330 d.C.), sancisce il declino della parte occidentale dell’impero, il cui epilogo è cade nel 476 d.C.
Nella sala sono esposti i calchi di opere legate ad alcuni degli imperatori che si succedono alla guida dell’Impero durante questo ampio e difficile arco di tempo, in cui si verificano quei profondi rivolgimenti politici, sociali e spirituali che determinano il tramonto del mondo antico.