Sala XV: Il Cristianesimo
L’origine delle prime comunità cristiane a Roma è complessa e molto dibattuta.
Con Decio viene avviata la prima persecuzione sistematica dei Cristiani, finora perseguitati in quanto ritenuti genericamente responsabili di delitti contro la morale e crimini comuni.
Il difficile rapporto tra i Cristiani e l’Impero romano si deve ad un’inconciliabilità di fondo generata dalle stesse premesse morali del Cristianesimo che, predicando l’uguaglianza di tutti gli uomini, in quanto figli di Dio, rischiava di sovvertire le gerarchie sociali, mettendo in discussione lo schiavismo. Il Cristianesimo, inoltre, minava l’intero sistema religioso tradizionale, in quanto i Cristiani non partecipavano al culto dell’imperatore e non prestavano alcun giuramento in nome di divinità pagane.
Sotto il regno di Costantino (312-337 d.C.), si assiste ad una svolta fondamentale della politica imperiale, egli, infatti, a differenza di molti suoi predecessori, comprende l’importanza della nuova religione per rafforzare la coesione culturale e politica dell’Impero. Con l’editto di Milano (editto di Tolleranza), emanato da Costantino e Licinio nel 313 d.C., viene sancita la libertà di culto: il Cristianesimo, come tutte le altre religioni, è posto sullo stesso piano del paganesimo, che non è più considerato la religione ufficiale dell’Impero.
Il disegno della sala, dedicata alla vita del Cristianesimo durante l’impero, è ispirato a quello di una basilica: è divisa in tre navate e sulla parete di fondo, a fianco della riproduzione del grande sarcofago in porfido di Costantina, è una grande croce.